di Giuliana Lomazzi
“In inverno, per sintetizzare la vitamina D è sufficiente esporre al sole, per 20 minuti, polsi e viso”. Ma è proprio così?
Sono così numerose le funzioni della vitamina D che questa sostanza si è meritata la promozione a ormone: tra i tanti benefici, ricordiamo il sostegno delle difese immunitarie, la fornitura di calcio alle ossa, la regolazione della pressione arteriosa, la prevenzione della depressione, del diabete di tipo 2, di varie forme tumorali, delle malattie vascolari e di quelle autoimmuni ecc.
Questa vitamina tanto importante è però contenuta in piccola misura negli alimenti, e per di più in una forma non attiva; perciò la dieta è utile solo in minima parte: il grosso del lavoro di attivazione spetta come noto al sole.
“La vitamina D viene sintetizzata sulla cute per mezzo della luce solare, che consiste in una serie di energie radianti di varie lunghezze d’onda, dalle più lunghe chiamate infrarossi alle più corte chiamate radiazioni ultraviolette (UV)” spiega il dottor Paolo Giordo, medico omeopata di Grosseto e autore di Vitamina D, regina del sistema immunitario (Terra Nuova 2017).
Esposizione al sole: come e per quanto tempo
Apparirà dunque chiaro che esporsi al sole è fondamentale per ottenere questa importante sintesi. Ma come e per quanto tempo? Purtroppo in inverno ci sono poche possibilità alle nostre latitudini, esporre il viso e i polsi non basta.
“Più copriamo il corpo e diminuiamo il contatto diretto della pelle con il sole, minore sarà la produzione di vitamina D” mette in guardia Giordo. Occorre esporre il 40% del corpo, cosa poco fattibile quando fa freddo, tanto più che l’angolo d’incidenza dei raggi solari è basso. D’estate, invece, 20 minuti in maglietta e pantaloncini permettono di fare la ricarica.
“In 20 minuti, la nostra pelle può sintetizzare dalle 15 alle 20.000 UI al giorno” precisa l’esperto.Quali le condizioni migliori per effettuare la sintesi? “I raggi solari sono più efficaci a mezzogiorno e nelle ore vicine, quando il sole è allo zenit e i suoi raggi sono più corti e sono più intensi quanto maggiore è la quota a cui ci si trova.
Quali sono gli ostacoli principali per la sintesi della vitamina D?
“Vengono ostacolati dalla presenza di molte nuvole e dall’inquinamento atmosferico (ma possono comunque scottare!)” prosegue Giordo. Altri fattori che limitano l’assorbimento della D sono il colore scuro della pelle, che richiede un’esposizione più prolungata; la riduzione della sintesi dovuta all’età ma anche al sovrappeso.
“Le cellule adipose ‘sequestrano’ la vitamina, rendendola meno disponibile all’utilizzazione delle altre cellule del corpo e dei tessuti”. Attenzione anche alle creme solari: “Impediscono l’assorbimento dei raggi solari e, pertanto, la formazione della vitamina D di oltre il 90%”.
La soluzione? Usare l’olio di cocco. “Spalmato sulla pelle ha un effetto antiaging, nutriente e protettore dalle scottature solari, non interferendo minimamente con la trasformazione della vitamina D a opera dei raggi solari. Inoltre l’olio di cocco usato come condimento favorisce un assorbimento ottimale di questa vitamina che, come noto, è liposolubile, cioè si scioglie nei grassi” illustra il medico.
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Per chi avesse timore di esporsi al sole
Pur con le dovute cautele, Giordo chiarisce: “A tutt’oggi non esiste una seria e scientifica evidenza che il rischio di melanoma sia connesso a una moderata esposizione al sole”. Al contrario, il rischio di restare senza questa preziosa vitamina è elevato, dato che la sua carenza è estremamente diffusa – si parla di un miliardo di persone al mondo, ma la stima è probabilmente sottovalutata. Va anche considerato che durante l’inverno i livelli calano inesorabilmente.
“L‘esposizione estiva al sole non mette al riparo l’individuo per tutto l’anno. La ‘ricarica’ dura poco più di un mese per cui d’inverno va reintegrata” conclude l’esperto.
Non resta dunque che controllare con regolarità i livelli di vitamina D nel sangue e rivolgersi al proprio medico per sapere come comportarsi.
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