di Massimo Ilari
Dal miele alla propoli, c’è tutto un mondo di benessere da scoprire. Bisogna però fare chiarezza su alcuni pregiudizi che ancora circondano questo settore. E infine, imparare a scegliere i prodotti di qualità delle api.
“Sono un estimatore e gran consumatore del miele italiano e di tutti i prodotti dell’alveare che inserisco stabilmente a tavola, soprattutto durante la prima colazione.
Supero ampiamente i 350 g l’anno che rappresentano la media di consumo nel nostro Paese, piuttosto bassa a confronto di Germania e Grecia, tanto per fare un esempio, dove ne assumono circa quasi 2 kg pro-capite annui. Assai più apprezzate le api.
La gente l’ama perché è quella senza la quale non ci sarebbe più né frutta e verdura, né foraggio e guarda con sospetto il miele perché pensa sia pieno di sostanze che avvelenano e di zuccheri che nutrono il cancro.
Tutto ciò frutto di campagne stampa non sempre azzeccate”, afferma un grande appassionato di api di nostra conoscenza.
Come stanno davvero le cose?
Troppo spesso sui giornali generalisti campeggiano strilli tipo:
“È imperativo promuovere la qualità dei prodotti apistici e contrastare l’importazione di miele sintetico dalla Cina”. “Il miele è un prodotto taroccato”. “Il miele è pieno di antibiotici”.
E c’è anche il comparto delle api che a volte si fa ventriloquo di queste affermazioni. Tutte notizie, queste, che stanno arrecando un forte danno all’immagine del miele e dei prodotti dell’alveare.
A volte ci si mette anche l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare). Insistere troppo su messaggi a tinte fosche, senza cercare di spiegare come stanno effettivamente le cose . E senza attuare le adeguate contromisure porterà a un ulteriore calo dei consumi che, in Italia, non sono poi così elevati. Il segreto sta nel dare le giuste informazioni al consumatore.
“Eppure nel nostro Paese ci sono più di 50 varietà di miele, a seconda del tipo di “pascolo”.
Dal miele di acacia al millefiori, da quello di arancia a quello di castagno. Dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come lavanda, timo e rosmarino.
Dunque, un vero e proprio indotto economico. E nonostante tante varietà floreali la produzione è scarsa. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della giornata mondiale delle api.
La prova? Le importazioni di miele dall’estero sono state pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Con quasi la metà che arriva da Ungheria (11,3 milioni di chili) e Cina (2,5 milioni di chili) che ha avuto in passato gravi problemi di sicurezza alimentare. Il bel risultato è che sugli scaffali dei negozi e supermercati più di un vaso su due contiene in realtà miele proveniente dall’estero.
L’origine in etichetta
Come evitare, allora, di portare in tavola prodotti non “Made in Italy”? “
“Innanzitutto, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta, oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati”, consiglia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Ma come riconoscere quello di qualità?
- La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale.
- Mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ce”.
- Se i proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ce”;
- Se invece si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ce”.
Fatte le doverose premesse che aiuteranno il consumatore a dribblare le frodi e attuare un acquisto consapevole, andiamo a conoscere più da vicino i prodotti dell’alveare.
Miele, a queste condizioni
È un prodotto in cui sono presenti sostanze ricche di aminoacidi, vitamine (B, C, K, acido folico e pantotenico), sali minerali (calcio, fosforo, ferro, zolfo, potassio, manganese e altri in quantità oligodinamiche), zuccheri, enzimi, sostanze ad azione antibiotica e ancora biostimoline, acetilcolina, pigmenti che ne fanno alimento-rimedio doc, alleato della buona salute.
Considerando la ricca varietà di miele, l’ideale è averne in dispensa almeno cinque: acacia, castagno, millefiori, eucalipto, arancio… come valida alternativa allo zucchero per yogurt, tisane, bevande e dolci o spalmandolo su fette biscottate e tartine.
È indicato in tutte le età della vita, non fa ingrassare e non presenta controindicazioni, se non in persone predisposte. Bambini, adulti, anziani ne traggono un indubbio vantaggio.
Insomma, il miele ha tutte le qualità per essere ormai considerato come un alimento funzionale, ce lo dice anche la moderna scienza dell’alimentazione. Il glucosio e il fruttosio (zuccheri presenti nel miele), per portare un esempio, non assorbiti sono fermentati dalla nostra flora batterica intestinale. Così si attiva la formazione di sostanze prebiotiche, che hanno la capacità, dimostrata su basi scientifiche, di determinare un miglioramento nello stato di salute o una prevenzione nei confronti di condizioni patologiche.
Dunque, non si deve guardare al miele solo come sostanza dolcificante. Il miele ha tante proprietà serie dovute a quei composti di origine vegetale che l’ape mescola.
Di fatto andrebbe studiato un po’ di più. Se si va a consultare la letteratura medica non sono tanti gli studi seri su questo prodotto e anche gli altri dell’alveare.
Alla luce delle recenti evidenze è giunto il momento di invertire la tendenza, un’inversione dalla quale il miele e i consumatori potranno soltanto guadagnare
“Il miele è fatto per il 95% da glucosio e fruttosio liberi, non attaccati come nello zucchero. Dobbiamo comunque considerare che sia il glucosio sia il fruttosio hanno degli effetti nocivi per la salute. Il glucosio fa alzare molto la glicemia quindi anche il miele la fa alzare. Il fruttosio ha un’azione negativa perché ostacola il funzionamento dell’insulina. E’ la causa principale della gotta perché fa aumentare l’acido urico e questo impedisce il buon funzionamento dell’insulina. Però nel miele e nella frutta c’è anche il contravveleno del fruttosio: la vitamina C e una quantità di polifenoli che moderano l’azione negativa del fruttosio” ci dice il dottor Franco Berrino.
Quanto mangiarne e che miele scegliere?
“Un cucchiaio al giorno. Per quanto mi riguarda consiglio di non prenderlo a colazione, ma a merenda. Per i bambini e gli adolescenti, sarebbe meglio consumarlo dopo aver fatto sport. E ne spiego la ragione. Se la glicemia sale rapidamente quando non c’è più traccia di zucchero nei nostri muscoli allora non farà danni. L’assunzione di miele a colazione, invece, dopo che nella notte i muscoli hanno messo da parte tutto il glicogeno, provoca un innalzamento repentino della glicemia.
Ma con qualche piccolo trucco possiamo utilizzarlo anche la mattina. Mettiamolo insieme a un grasso di buona qualità: ottimi il tahini e il burro di sesamo. Si procede così: si mescola il burro di sesamo al miele e, dopo aver ottenuto una crema, la si spalma sul pane integrale. La ragione? Il grasso rallenta la velocità di assorbimento del glucosio. E ancora, va bene insieme alle cecine: piccole tortine di farina di ceci, acqua e sale”.
E poi c’è il miele bio. Di sicuro un miele che non ha veleni dentro, e che non ha subito sofisticazioni è preferibile. Se, poi, ci si fida del produttore non serve per forza la certificazione, anche perché molti piccoli produttori non possono sostenerne i costi.
Polline, fonte di minerali
Innanzitutto, c’è da sottolineare che il polline trasportato dal vento in primavera, responsabile delle fastidiose manifestazioni allergiche, ha ben poco in comune con quello raccolto dalle api.
È una fonte di sali minerali, oligoelementi e vitamine e poi ancora enzimi e aminoacidi essenziali. Di grande interesse la presenza del superossido dismutasi (Sod), un enzima in grado di contrastare i radicali liberi, combattendo l’invecchiamento cellulare.
Dunque si tratta di un riequilibratore organico, fattore di longevità, disintossicante e tonificante.
Come sceglierlo?
Meglio italiano e consumato entro l’anno dalla raccolta. I granuli devono presentarsi duri e secchi al tatto e se formano grumi, una volta compressi nel palmo della mano, ciò sta a indicare una cattiva essiccazione.
La dose è di un cucchiaio al giorno per almeno 2 mesi (da sciogliere in acqua, nello yogurt, in tisane non calde o direttamente nella bocca). È bene non acquistarne in grandi quantità (mai più di 2 etti) e nei mesi più caldi tenerlo in frigo dentro un vasettino di vetro chiuso.
Esiste in commercio anche quello fresco surgelato che non presenta quasi mai problemi di indigeribilità. Per il polline vale quanto detto per il miele: controllare attentamente l’etichetta e, se possibile, preferire quello italiano e biologico. Infatti la maggior parte del polline commercializzato in Italia è d’importazione, anche se stanno crescendo tanti produttori di casa nostra che assicurano un ottimo prodotto.
Per approfondire il tema degli zuccheri leggi anche
Zuccheri assorbiti troppo velocemente – regole d’oro contro il diabete
Pappa reale super
Si tratta di un super alimento da utilizzare per due cicli di cura l’anno, di almeno tre settimane l’uno. Può aiutare ad affrontare meglio i cambi di stagione perché, tra le tante proprietà, ha quella antinfluenzale. Una cura fatta durante i mesi freddi permette di passare indenni sotto le forche caudine di bronchiti e raffreddori o, nel peggiore dei casi, di superare la malattia in tempo record.
Come regola va presa la mattina a digiuno, con l’apposito dosatore, lasciandola sciogliere sotto la lingua. I principi attivi possono così essere assorbiti in modo ottimale, senza l’intervento dei succhi gastrici. Si trova in commercio fresca, in flaconcini, liofilizzata, in pillole, capsule, lozioni, creme, unguenti, shampoo, emulsioni e miscelata con il miele.
La pappa reale è un composto gelatinoso dal color giallognolo e dal sapore acidulo, prodotto dalle ghiandole salivari delle api, per nutrire sia le larve, sia le api regina. Da sempre, come ogni altro prodotto dell’alveare, ha fatto parte della farmacopea popolare.
Meglio quella fresca e italiana, assumendone 1 g al dì, adulti e adolescenti, e mezzo g i bambini, consultando sempre il medico di fiducia.
Pappa reale fresca e italiana: qui cominciano i guai. Perché?
Il problema sta nella mancanza di leggi specifiche a tutela di questo prodotto. Il 9% della pappa reale commercializzata in Italia, in erboristeria, nella grande distribuzione organizzata e da alcuni apicultori è di produzione cinese e dunque arriva da un Paese extracomunitario. Occhio ancora all’etichetta e scegliere quella che in etichetta riporta “Origine Italia”.
Propoli, antibiotico naturale
Contro i mali di stagione è un’arma in più: funziona da vero e proprio antiossidante e antibiotico naturale.
E non basta. L’elevata presenza di bioflavonoidi la rende efficace per fortificare ed elasticizzare la pelle, preparandola meglio anche all’appuntamento con il sole.
La sua azione?
Combatte i radicali liberi, molecole molto instabili che si formano normalmente nelle cellule e aumentano in presenza di una dieta ricca di grassi e dolci come quella invernale, responsabili di fiaccare il sistema immunitario. Insomma la bottiglietta di propoli in tintura dovrebbe far parte dell’armadietto dei rimedi verdi di ogni casa.
Ma come usarla?
C’è solo l’imbarazzo della scelta visto che è possibile trovarlo in granuli, tintura, compresse, unguento e persino in caramelle. Vale quanto già detto per gli altri prodotti dell’alveare, controllare l’origine italiana e la provenienza bio in etichetta.
Salviamo le api
Senza le api si sarebbe estinta la biodiversità della natura: senza la sua opera di impollinazione non potremmo più gustare frutta e verdura e non ci sarebbe più la varietà botanica della Terra.
I prodotti delle api ci assicurano un gruppo di componenti nutrizionali come aminoacidi, vitamine (B, C, K, acido folico e pantotenico), sali minerali (calcio, fosforo, ferro, zolfo, potassio, manganese e altri in quantità oligodinamiche), zuccheri, enzimi, sostanze ad azione antibiotica e ancora biostimoline, acetilcolina, pigmenti che ne fanno alimenti alleati della buona salute.
La scienza dell’alimentazione riconosce al miele di contenere sostanze biologicamente attive ideali per stare in forma senza danneggiare l’organismo. Ma attenzione, al momento dell’acquisto occorre leggere attentamente l’etichetta assicurandosi che questi prodotti siano di origine italiana e di produzione bio.
Apicoltura: bio e convenzionale a confronto
La differenza è nei farmaci
Prima di entrare nei termini del discorso è bene ricordare che al di là che si scelga del miele bio o convenzionale è d’obbligo il rispetto delle leggi vigenti in Italia e dei protocolli sanitari in apicoltura.
Essi consentono all’apicoltore di produrre miele di qualità e garantiscono la sicurezza del consumatore. La legislazione italiana, e più in generale europea, infatti, è molto più restrittiva di quelle di altri Paesi. Dunque, portare in tavola miele italiano, l’origine del prodotto deve essere indicata obbligatoriamente in etichetta, è già un vantaggio rispetto al miele che arriva da altri Paesi.
Non sono autorizzati gli antibiotici ed è consentito il ricorso solo a farmaci autorizzati. E veniamo alle differenze che intercorrono fra il regime biologico e convenzionale.
Per i non addetti ai lavori specifichiamo che la differenza sostanziale fra i due metodi di allevamento è relativa alle caratteristiche dei principi attivi usati nei trattamenti sanitari e non si riferisce al pascolo (fonti nettarifere e pollinifere).
In apicoltura bio sono consentiti solo farmaci a base di molecole organiche (per esempio, acido formico e acido ossalico), mentre in apicoltura convenzionale si può ricorrere a molecole di sintesi. Per chi volesse indirizzari sul bio è consigliabile cercare in etichetta l’ente certificatore.