Di Paola Emilia Cicerone
È sufficiente praticare piccoli atti di gentilezza per diminuire l’ansia, migliorare l’autostima, le qualità delle relazioni sociali. E non solo…
È nato il Movimento per l’Italia Gentile. Si propone in concreto di trasmettere questo valore a persone, animali e ambiente. Già trenta Comuni hanno aderito alla proposta. E ognuno di noi può trovare il suo posto per diventare protagonista di una piccola/grande rivoluzione.
Essere gentili con i nostri simili, ma anche con tutte le altre creature viventi e con il pianeta: è questa la filosofia alla base del “Movimento Italia Gentile. Il movimento è nato nella primavera 2020 in risposta ai valori proposti nel libro Biologia della Gentilezza (Mondadori, pp. 360) scritto a quattro mani da Daniel Lumera, autore di best-seller e riferimento internazionale nelle scienze del benessere, e da Immaculata De Vivo, docente all’università di Harvard ed esperta mondiale nel settore dell’epidemiologia e della genetica.
Dalle loro riflessioni sui benefici della gentilezza è nata una serie di progetti che permettono di tradurre questi principi in azioni concrete a tutti i livelli, da quello sociale e istituzionale a quello individuale. Hanno aderito al movimento oltre trenta Comuni italiani, i “Comuni Gentili”, impegnati a promuovere nel loro territorio azioni gentili e spazi dedicati alla gentilezza, alla gestione dei servizi.
Pratichiamo gentilezza
All’inizio del prossimo anno, inoltre, partirà al Meyer Health Campus dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze – in collaborazione con l’università degli studi di Firenze-Dipartimento Neurofarba – un master dedicato alla gentilezza nella relazione di cura. Senza dimenticare esercizi commerciali come ristoranti, alberghi e perfino gelaterie che garantiscono di operare in modo rispettoso dei loro collaboratori, della clientela e dell’ambiente. Offrendo in qualche caso servizi gratuiti – come i “pasti sospesi” – a chi ha bisogno.
Ed è cresciuta l’attenzione delle aziende pubbliche e private per un’idea di leadership gentile: “Stiamo studiando un percorso per valutare gli effetti della gentilezza sulla produttività aziendale”, spiega Lumera. Una ricerca promossa da Google su 164 gruppi di lavoro per individuare, a parità di altre condizioni, quale fattore influenzi di più la produttività mostra che questo è la fiducia psicologica, “che è basata sulla gentilezza, sull’empatia e sulla comprensione, gli elementi alla base del nostro progetto insieme al perdono e alla gratitudine”, prosegue.
“Tutti processi inclusivi che in qualche modo appartengono alla sfera del femminile, e di cui oggi stiamo scoprendo l’efficacia anche a livello biologico. Chi li mette in atto è più adatto a sopravvivere”. Tutti temi affrontati questa estate nel corso degli incontri promossi dal movimento a Firenze e a San Marino, che dal luglio 2020 è il primo “Stato Gentile” al mondo.
Gentilezza: un benessere contagioso…
“L’impatto della gentilezza sulla nostra salute mentale è ampiamente indagato dalle discipline psicologiche. Basti pensare che le ricerche scientifiche su questo tema sono triplicate negli ultimi dieci anni”, ricorda la psicologa Diletta Marabini, responsabile My Life Design Academy. “Essere gentili e praticare piccoli atti di gentilezza non solo fa bene di per sé, ma ha straordinari benefici sulle diverse aree della nostra vita, dalla salute al benessere psicofisico e relazionale”.
E le iniziative che portano la gentilezza nella nostra vita – si tratti di un progetto istituzionale o di cambiare il nostro atteggiamento nei confronti dei colleghi di lavoro – hanno denominatori comuni sui quali può essere utile riflettere. Come l’ottimismo, “che non significa solo reagire bene di fronte alle avversità, ma avere un’altra prospettiva della realtà stessa, vedere le opportunità che possono nascondersi anche negli eventi negativi”, spiega Lumera.
A questo si aggiunge la capacità di perdonare, di lasciar andare le offese per liberarsi del dolore del passato e vivere meglio, e di praticare la gratitudine fermandoci a riflettere su tutto ciò di cui possiamo essere grati”. “Oggi molti studi confermano che questa è una delle chiavi fondamentali per il benessere emozionale, psicofisico e relazionale”, ricorda Lumera.
….che fa bene alla salute
Così come sappiamo che occuparci del benessere del prossimo ha vantaggi evidenti per la nostra salute. “La più ampia metanalisi svolta finora sul tema, pubblicata a fine 2020 sul Psychological Bullettin, segnala come essere gentili e adottare un comportamento d’aiuto nei confronti degli altri abbassi il rischio di mortalità fino al 60%, aumenti la longevità tra il 22% e il 44%, provochi un significativo miglioramento della risposta immunitaria, una riduzione dell’infiammazione cellulare e una diminuzione dello stress”, ricorda Marabini.
E sono sempre di più gli studi che mostrano come sia sufficiente praticare piccoli atti di gentilezza per generare benessere, diminuire l’ansia, migliorare l’autostima e la qualità delle relazioni sociali, ridurre il senso di isolamento e facilitare la connessione con noi stessi e il senso profondo della nostra vita. “È sufficiente osservare ‘la gentilezza in azione’ per scatenare una sensazione di benessere e dare il via a un’ondata virale di gentilezza e ‘buon vivere’ ”, sottolinea la psicologa.
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Gentilezza: da offrire all’ambiente
Il Movimento Italia Gentile invita a pensare la gentilezza non solo come attenzione ai nostri simili – e a noi stessi – ma anche all’ambiente, al pianeta nel suo insieme. La parola “chiave” è interconnessione. “È l’ora di superare un‘idea di benessere individualistica che ci porta a concentrarci su noi stessi”, ricorda Lumera, “l’investimento migliore che possiamo fare è occuparsi del noi, della collettività”.
Un concetto da estendere a tutti gli esseri, al mondo animale, vegetale e anche minerale.
Atrimenti diventiamo un pericolo per la salute del pianeta”, spiega Lumera, “noi ci consideriamo individui isolati, ma dobbiamo ricordare che il nostro corpo è anche una colonia di microrganismi che svolgono un ruolo importante per il nostro benessere fisico e mentale”.
E sappiamo ormai che danneggiare l’ecosistema ha conseguenze pesantissime, soprattutto in termini di perdita di biodiversità, che è alla base della nostra esistenza. Pensiamo all’impoverimento delle risorse marine, alla perdita degli insetti impollinatori che rischia di compromettere la sopravvivenza di molte specie vegetali. All’importanza del verde per rendere l’aria più respirabile ma anche per il nostro benessere psicologico.
“Ci sono studi”, spiega Lumera, “che mostrano come crescere lontani da aree verdi aumenti sensibilmente il rischio di sviluppare malattie croniche e disturbi da deficit di attenzione”.
Per una città gentile
Per questo una città gentile è anche una città verde, e tra gli impegni richiesti per diventare Città gentili c’è anche quello di promuovere il rispetto per l’ambiente e garantire spazi verdi alla cittadinanza.
“Coprire di verde le nostre città potrebbe aiutarci a combattere il riscaldamento globale”, ricorda Stefano Mancuso, docente di neurobiologia vegetale e divulgatore che ha partecipato al convegno di Firenze. Ricordando come il fatto di vivere in ambienti sempre più urbanizzati stia cambiando in peggio il nostro modo di vivere.
“Negli ultimi due secoli abbiamo dimezzato il numero di alberi sul pianeta e depauperato le specie animali. Oggi l’80% dei mammiferi presenti sul pianeta e l’85% degli uccelli sono animali da reddito, allevati dall’uomo.Esauriamo in pochi mesi le risorse naturali che ci spetterebbero per l’intero anno. E quelle in più che consumiamo sono quelle che sarebbero destinate alle prossime generazioni.
Stiamo vivendo una crisi e dobbiamo trattarla come tale, senza incertezze, per garantire alle generazioni future un pianeta vivibile, mentre ora lo stiamo distruggendo senza pensare alle conseguenze. Certo, il modo in cui comunichiamo la crisi climatica può non sembrare gentile, anche se le nostre manifestazioni sono pacifiche, non violente, che generano e vogliono trasmettere sensibilità e consapevolezza”.
E la necessità di cominciare a guardare il mondo in modo diverso, a rispettare la natura lasciando che occupi i propri spazi: “Pensiamo alla violenza nello sfruttamento delle risorse naturali e ambientali, per esempio alle trivellazioni, o ad altre forme di produzione di energia che consumano risorse”, spiega. “Fare ricorso alle energie rinnovabili è un approccio diverso che possiamo definire gentile, perché poco impattante e in grado di fornire energia pulita per lungo tempo”.
Partiamo dal nostro stile di vita
Ma accanto alla mobilitazione per promuovere scelte politiche ecosostenibili c’è il contributo che ognuno di noi può dare, limitando i consumi o scegliendo una dieta vegetariana e a chilometro zero. Non a caso tra i partecipanti alle iniziative del Movimento c’è anche il dottor Franco Berrino.
“Ci sono comportamenti – non danneggiare la natura o differenziare correttamente i rifiuti – che sono gesti di civiltà prima ancora che azioni ambientaliste. Poi, possiamo adottare comportamenti più sostenibili, sapendo che hanno un effetto limitato ma ci aiutano a sentirci più in contatto con la natura e meno in colpa per il nostro impatto sull’ambiente. In ogni caso è importante condividere con gli altri le proprie scelte di vita, informare e dare il buon esempio”.
Gentilezza nel rapporto con i nostri animali
E una relazione nuova con la natura passa anche dallo sforzo di rapportarci con altre specie viventi. “Noi crediamo di essere gli unici a saper comunicare, ma la natura comunica continuamente, anche se lo fa senza usare la parola”, ricorda Lumera.
Possiamo scoprirlo relazionandoci con gli animali, quelli da reddito ma anche quelli che ci sono più vicini. “Essere gentili con gli animali di affezione significa anche cambiare il tipo di rapporto che abbiamo con loro”, spiega Giuseppe Luscia, educatore cinofilo che ha partecipato al convegno di San Marino. “Convivere con un cane piuttosto che possederlo implica un tipo diverso di relazione”.
L’addestramento dei cani, come quello dei cavalli, nasce a scopo utilitaristico ed era tutto meno che gentile. Di addestramento gentile si è cominciato a parlare negli anni ’80 per definire un metodo che sostituiva le punizioni con i premi. “Ma si trattava comunque di un condizionamento che non teneva conto delle esigenze degli animali”. “Il passaggio successivo consiste nel riconoscere il cane come soggetto con proprie caratteristiche e prerogative”.
Dall’addestramento all’educazione
Un cambio di paradigma. Non si parla più di addestramento ma di educazione.
“Che ci costringe a metterci in gioco come individui, e diventa anche per noi un’occasione di crescita in cui fanno parte concetti come solidarietà e compassione”, spiega Luscia. Non si tratta più di dare ordini che devono essere eseguiti, ma di aiutare il cane ad assumere comportamenti adeguati all’ambiente in cui si trovano. Partendo dal suo vissuto comportamentale ma anche emotivo, per garantire a lui e a noi una buona qualità di vita.
Un percorso che porta anche a riflettere sul tipo di vita che imponiamo ai nostri cani. “A volte i problemi nascono perché gli proponiamo un ambiente non adeguato a quella specifica razza. Per esempio non li facciamo camminare abbastanza”.
Vivere in modo nuovo il rapporto con loro ci predispone all’ascolto e alla comprensione in senso più generale. Non a caso Luscia propone anche un percorso “Mindfulness e Relazione con gli Animali”. Che sfrutta appunto la mindfulness per sviluppare le qualità che servono per instaurare una buona relazione con i cani: “È difficile dire cosa succede agli animali presenti quando si medita. Ma si sente dire spesso, e la mia esperienza lo conferma che sono attratti da questa pratica e in molti casi si rilassano”.
“Negli ultimi anni il nostro rapporto con gli animali è molto cambiato”, conclude Luscia. “Oggi sappiamo che relazionarci correttamente con un animale può aiutarci anche a riscoprire la nostra parte più istintiva, e in generale a tenerci agganciati alla natura”. L’empatia deve essere rivolta a tutte le forme di vita. “Dobbiamo ricordarci che noi stessi siamo natura, e condividere il miracolo della vita con gli altri esseri che vivono sul pianeta”.
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Allenare la gentilezza
“La gentilezza è come un muscolo – afferma Lumera – bisogna allenarla. Noi suggeriamo di fare ogni giorno tre esercizi di attenzione gentile verso un individuo, un animale e un vegetale”.
- Per esempio, dedica un po’ di tempo a un anziano, un collega di lavoro o un vicino di casa. Faii una telefonata a qualcuno che non senti da tempo, ringrazia con particolare calore chi fa qualcosa per te.
- Esercita la gratitudine scrivendo alla fine di ogni giornata tre cose per cui sei grato.
- Appena puoi trascorri un po’ di tempo nella natura, prenditi cura del giardino o del terrazzo se ne hai uno, tieni in casa delle piante e curale.
- Se ti è possibile partecipa a iniziative per pulire l’ambiente o a iniziative di guerrilla gardening per creare aiuole fiorite.
- Cerca di dedicare più tempo ai tuoi animali domestici, se ne hai. Oppure offriti come volontario a un canile per portare a passeggio i cani ospiti. In inverno metti dei semi per gli uccellini sul balcone.
- Riduci il tuo impatto sull’ambiente scegliendo un’alimentazione rispettosa degli altri esseri viventi, vegetariana e, quando possibile, biologica e a km 0
- Ricicla, riutilizza e ripara. Pratica le “3R”: rispetto per te stesso, rispetto per gli altri, rispetto per l’ambiente, risorsa e patrimonio fondamentale della comunità.