L’autismo e i disturbi dello spettro autistico sono handicap diffusi ma ancora poco conosciuti, e caratterizzati da grave difficoltà a interagire con gli altri.
Oggi vengono delineati con criteri diagnostici accurati e terapie in grado di aiutare chi ne soffre.
Le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata Internazionale della Consapevolezza sull’Autismo con l’obiettivo di attirare l’attenzione su questa problematica.
Definizione di autismo
L’Istituto Superiore di Sanità definisce l’autismo e i disturbi dello spettro autistico “una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita”.
Una disabilità che riguarda soprattutto la comunicazione e le interazioni sociali: i bambini con autismo hanno seri problemi di linguaggio.
Nei casi più gravi arrivano a una totale assenza e difficoltà a sviluppare scambi emotivi con adulti e coetanei, interessi ristretti e comportamenti stereotipati e ripetitivi.
Esiste però un’ampia variabilità,
“tanto che oggi si parla di disturbi dello spettro autistico, o di ‘autismi’, proprio per indicare che esistono vari quadri clinici. Tutti legati a un’alterazione della connettività cerebrale, che si possono manifestare in modo diverso e interferire differentemente con l’intelligenza o le capacità linguistiche”, ricorda lo psichiatra Filippo Muratori dell’Irccs Stella Maris-Università di Pisa.
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Tra geni e ambiente
La complessità emerge anche dalle indagini sull’origine della sindrome :
“In passato si pensava a fattori psicologici, poi la ricerca si è orientata verso un’origine genetica”, prosegue Muratori,
“oggi i progressi della ricerca mostrano che i geni coinvolti nell’autismo giocano un ruolo importante. Ma hanno un loro peso anche fattori ambientali incidono sull’espressione dei geni: l’inquinamento, l’età dei genitori o alcune forme di stress durante la gravidanza o immediatamente dopo la nascita”.
Studi sulla familiarità di questi disturbi mostrano come nelle famiglie dove c’è un bambino con autismo le probabilità che anche un secondogenito ne soffra siano nettamente più alte della media.
Vaccini e autismo: un mito da sfatare
Non esiste un legame tra autismo e vaccini: i dati scientifici lo confermano con evidenza.
L’articolo di Andrew Wakefield, pubblicato su Lancet nel 1998, che per primo aveva ipotizzato un legame tra il vaccino trivalente Mpr (Morbillo, Parotite, Rosolia) e il rischio autismo è stato ritirato dalla rivista.
Nel frattempo, l’ordine dei medici britannico ha radiato Andrew Wakefield dal Medical Register.
Appare sempre più chiaro, grazie anche a un’ampia inchiesta realizzata dal giornalista inglese Brian Deer, che Wakefield non ha commesso un errore in buona fede, ma una frode.
Wakefield si faceva pagare per costose perizie su bambini dei quali si sospettava che avessero sviluppato la sindrome dopo essere stati vaccinati. Era coinvolto in un progetto di produzione di vaccini alternativi a quelli di cui aveva denunciato una presunta pericolosità.
Non contento, ha continuato a propagandare le sue teorie. La sua ultima realizzazione è stata un film contro i vaccini, Vaxxed, che ha sollevato molte polemiche anche in Italia.
Il tempo ha chiarito sempre meglio che i dati raccolti da Wakefield non sono replicabili. Mentre i progressi della ricerca hanno mostrato quanto sia complesso l’insieme di concause che può generare una sindrome dello spettro autistico.