L’intervista continua. Scopriremo i piccoli “segreti” che hanno portato Solenghi a compiere scelte positive e durature nel tempo
Stare bene non significa solo mangiare sano. Vuol dire anche coltivare sentimenti positivi.
Nella sua vita che influenza ha avuto l’umorismo? È vero il luogo comune che i comici spesso sono persone malinconiche?
“Io rappresento un’assoluta eccezione allo stereotipo della malinconia dei comici. Forse per la mia nascita in uno splendido paese affacciato sul mare (il S. Ilario celebrato da De André nella sua mitica “Bocca di rosa”) o per aver avuto due genitori esemplari nel trasmettere a me e a mio fratello i veri valori dell’esistenza, ho sempre coltivato un carattere solare, capace ancor oggi in età da vecchietto di stupirsi o commuoversi per la bellezza di un tramonto sul lago (quello di Bracciano dove spesso mi rifugio) o per l’adorazione di un bimbo per un campanile che suona a festa (il mio magico nipotino Samuele). E poi l’ironia per me non è solo un’emanazione del mio mestiere, è la ricetta essenziale per una saggezza di vita giocata col giusto distacco dagli eventi”.
Lei è sposato con Laura Fiandra da 41 anni. Un record, non solo per il mondo dello spettacolo. Quali sono stati gli ingredienti vincenti? Come è riuscito a tenere lontano le insidie del successo e della notorietà dagli equilibri interni familiari?
“Dico sempre che se sui giornali devono finire eventi straordinari, sarebbero più titolati a uno scoop due persone che vivono felicemente insieme da quarant’anni, piuttosto che l’artista irrequieto immortalato accanto all’ultima conquista. Intendiamoci, la mia è un’annotazione ironica, ho sempre aborrito esporre il mio privato, che conservo gelosamente e che considero assolutamente in sintonia con la sua definizione di ‘privato’. Per me la famiglia è sempre stata un prezioso, essenziale rifugio da un mestiere che logisticamente e spesso ideologicamente ti porta al distacco dalla realtà, all’aberrazione di un ‘costruito’ eccessivo e deformante, dove i sani valori della normalità non hanno più senso”.
Infine, quanto si sente soddisfatto della sua vita e cosa proprio non le va giù, pensando alle nuove generazioni?
“Mi sento responsabile di aver lasciato ai nostri figli un mondo dove in termini di lavoro, occasioni e speranze c’è assai poco spazio per loro. Per questo crimine chiamerei a correo tutti gli utracinquantenni, politici in testa, tutti quanti trasversalmente da uno schieramento all’altro. Trovo conforto oggi nel mio nuovo, inedito, esaltante ruolo di nonno, o meglio di nonni, come siamo io la mia Laura, con due nipotini che ci restituiscono a pieno tutto ciò per cui abbiamo lottato, negli alti e bassi dell’esistenza, per arrivare fin qui con l’inesauribile amore che ancora ci anima e ci dà forza, giorno dopo giorno”.