I vegani, rispetto ai non vegetariani, mostrano differenze significative nei loro profili metabolici. Tali differenze possono aiutare a spiegare il loro minor rischio di malattie croniche.
Lo dimostra un recente studio condotto dai ricercatori della Loma Linda University, del Brigham and Women’s Hospital e della Fred Hutchinson Cancer Research Center.
Fayth Miles è autrice principale dell’articolo e assistente presso la Loma Linda University School of Public Health and School of Medicine. Afferma che alcuni metaboliti trovati in quantità significativamente inferiori nei vegani, probabilmente li mettono a minor rischio di malattie cardiometaboliche.
I vegani mostrano concentrazioni più basse di metaboliti. Essi sembrano essere associati a malattie cardiovascolari, diabete e infiammazione.
Ciò suggerisce che un consumo elevato di alimenti a base vegetale può ridurre il rischio di malattie metaboliche.
“Questi sono risultati molto interessanti perché suggeriscono risposte biologiche significative e favorevoli nei vegani, attribuibili a un modello dietetico a base vegetale”. F. Miles.
Lo studio “The Biology of Veganism: Plasma Metabolomics Analysis Reveals Distinct Profiles of Vegans and Non-Vegetarians in the Adventist Health Study-2 (AHS-2) Cohort”, è stato pubblicato su Nutrients.
Lo studio ha utilizzato le firme metaboliche, misurazioni di 67 metaboliti prodotti nel processo del metabolismo che circolano nel flusso sanguigno.
Con le firme metaboliche del plasma ottenute da 93 individui, lo studio ha rilevato che i profili metabolici dei vegani rispetto ai non vegetariani sono notevolmente diversi. Con oltre il 60% di quasi 1.000 diversi biomarcatori che mostrano differenze significative tra i due gruppi.
Le prove dell’AHS-2 indicano esiti più favorevoli per vegani e vegetariani. Inclusi migliori profili cardiometabolici e ridotto rischio di diabete, cancro e mortalità cardiovascolare e generale.
Questo studio fornisce prove di nessi causali tra modelli alimentari e malattie, mostrando forti differenze tra vegani e onnivori a livello molecolare.
Gli autori affermano che esiste una forte associazione tra il modello dietetico vegano e le firme metaboliche rilevanti per la prevenzione e il controllo delle malattie.
I risultati di questo studio concordano con gli esiti favorevoli alla salute segnalati in precedenza per i vegani.
Ad esempio, lo studio ha rilevato livelli più bassi di diversi tipi di acidi grassi o altri metaboliti lipidici che l’evidenza suggerisce siano associati all’infiammazione e all’insensibilità all’insulina.
Questo studio supporta anche i precedenti risultati dell’AHS-2 su quantità maggiori di composti vegetali benefici nel sangue, nelle urine e nei campioni adiposi di vegani. Composti biologicamente attivi che si ritiene abbiano attività antinfiammatoria e antitumorale.
Alcuni metaboliti che mostrano differenze tra i due gruppi dietetici in questo studio sono indicatori di assunzioni o comportamenti alimentari. Altri possono avere un’attività biologica aggiuntiva, prevenendo o promuovendo così la malattia.
Ad esempio, gli acidi grassi saturi a catena lunga, le acil carnitine, i metaboliti dell’istidina, gli acidi grassi a catena ramificata e gli aminoacidi a catena ramificata riflettono il consumo di carne, latticini e proteine o grassi animali. Ma hanno anche rilevanza per l’infiammazione e le malattie cardiometaboliche.
I ricercatori hanno trovato concentrazioni più basse di questi tipi di metaboliti nei vegani. Vedere una minore abbondanza di queste e di altre sottoclassi di metaboliti è interessante perché si possono proporre ipotesi sul perché i vegani non siano così inclini ad alcune delle malattie croniche.
Metaboliti più alti nei vegani, d’altra parte, possono ridurre il rischio di queste malattie attraverso meccanismi antinfiammatori.
I vegani in AHS-2 consumano quantità più elevate di alimenti vegetali. Sono stati confrontati con i non vegetariani per massimizzare il contrasto nei profili metabolici.
Ai fini di questo studio, sono stati definiti vegani coloro che non hanno mangiato mai o raramente (meno di una volta al mese) carne, uova e latticini. E sono stati definiti non vegetariani coloro che hanno mangiato almeno 28 grammi di carne rossa al giorno. Anche se la maggioranza ha consumato almeno 56 grammi.
Guardando al futuro, la Miles spera di applicare questa ricerca su una scala più ampia. E di identificare i biomarcatori metabolici e genomici che collegano i comportamenti dietetici e di stile di vita con malattie cardiometaboliche e altre malattie, con particolare attenzione ad affrontare le disparità di salute.
Questo studio è stato finanziato dalla Loma Linda University Health attraverso una sovvenzione pilota concessa alla dott.ssa Penelope Duerksen-Hughes.
Fondi pilota per la ricerca traslazionale e scientifica a sostegno della ricerca Avventist Health Study-2.
Inoltre, la ricerca è stata supportata dall’Ardmore Institute of Health e dal NIH National Institute on Minority Health and Health Disparities.